text_respiro - barbara nahmad

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“Dipingere è obbedire all’appello dell’opera. E’ anzitutto ritrovare in sé, sia pure a forza di esercizio e senza ingenuità, la grazia di un gesto la sicurezza di uno stile spontaneo, e in seguito riconoscere, in questo stesso gesto in cui la mano si sa complice della tela l’esigenza dell’opera in gestazione, per provare infine il sentimento di una consistenza e una necessità irrecusabili” Mikel Dufrenne

La mostra che proponiamo segue quella di Caravaggio a Bergamo nell’ex convento di San Francesco dal titolo “Il quadro e Lo schermo” e quella a Milano nell’ex Chiesa di San Carpoforo. La serie d’iniziative presentate aveva per tema la questione del quadro e l’agnosia dello screen, quale generatrice di senso, ma era ed è anche l’espressione di una situazione che riparte da ciò che la modernità ha lasciato ancora sul campo, alla fine del post-moderno, con l’esaurirsi di una specie di tecnocrazia curatoriale opprimente che ha lasciato poco spazio alla riflessione teoretica degli artisti. Anche se questi artisti non disdegnano di contaminarsi con altri linguaggi visivi ciò che praticano è una ricerca costante del senso dell’opera dal quadro, dalla pittura e dai loro contesti e soprattutto il pensare che, come sostiene John R. Searle, esista una realtà indipendentemente dall’idea che ci facciamo di essa. Ed è proprio il fatto che essa esista di là dalle nostre rappresentazioni che, in qualche misura, essi sono chiamati a una responsabilità contingente che ripristina il senso dell’autenticità problematica dell’opera d’arte che li fa stare insieme, in qualche modo li unisce e al contempo li differenzia. Ciò vuol dire saper riconoscere la soglia più originale dell’opera: la pittura del tempo autentico che mantiene l’arte nella propria dimensione ontologica in profondità molto di più che le multiformi tendenze al sensazionalismo e al rumoroso incedere dei riti mediali e tecnologici della contemporaneità. La Pittura si trova per paradosso vicino, nel suo agire rimembrante, a quel complesso spazio della cultura visiva a più livelli. E vi si trova per percorsi che, da una parte, hanno come sfondo l’interpretazione e la possibilità rigenerante del senso e dall’altra la dimensione del reale in tutti i suoi aspetti culturali, antropologici, visivi, tra immagine e negazione dell’immagine. Entrambe le questioni s’incrociano divergendo poiché la pittura e il pensiero filosofico fanno parte dello stesso kosmos, giacché si pongono come rappresentazioni umane del mondo e della ricerca delle verità fondamentali, il che porta a svolgimenti e trame visive inedite ma anche a possibili mondi, a pezzi di nuova realtà. Alla fine si tratta di dualità significative se concepite all’interno di una dimensione trans estetica ed etica. In questa situazione la questione del quadro e quella della pittura sono indissolubilmente legate al “parergon” della cornice soglia che diventa il limine del quadro verso e oltre la parete e lo spazio che lo accoglie. Certo il quadro sembrerebbe essere negazione della parete ma proprio perché la cornice lo incastra e al contempo anche lo disincastra che, l’ambivalenza quadro/ parete riprende quella componente oppositiva dello stare nello spazio e del farsi spazio. Ciò per noi rappresenta dei case-study, casi di studio, punto di partenza per una discussione o per uno studio più approfondito, di elevato valore cognitivo, l’apertura di un nuovo paradigma visivo che ridà significato al lavoro dell’arte. In questo senso l’interrogazione sul perché debba esistere un reale o se invece tutto è interpretazione, parte dalla pittura e dai suoi livelli misti di rappresentazione: l’immagine e le cose, l’ambivalenza dei segni, i campi linguistici - storiografici, la profondità e la superficie in opposizione alla piattezza.
La mostra avrà il patrocinio del Comune di Venezia, del Centro di Ricerca Brera (CRAB) e dal Dipartimento di Estetica della statale di Milano.
I curatori:
Francesco Correggia
Pietro Finelli
Collaborazione e comunicazione
Tatiana Martyanova
Sopramaresotto
Durante la mostra sarà stampato un volume che documenterà la situazione, le opere, con saggi dei curatori e degli studiosi Maurizio Guerri e Andrea Pinotti.

 
 
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